Canti Magnetici | Giovanni Di Domenico, Marco Paltrinieri @Spettro
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Il progetto Canti Magnetici indaga – a partire dal Sud Italia – geografie e tracce naturali e culturali.
Nato a Roma nel 1977, il pianista/compositore Giovanni Di Domenico ha trascorso gran parte della sua giovinezza in Africa e in Italia, assorbendo una moltitudine di stili musicali – con tradizioni popolari, l’opera lirica, i richiami alla preghiera dei muezzin, il repertorio classico, il jazz e il punk – che hanno plasmato il suo ampio approccio alla forma musicale e al suono. A vent’anni Di Domenico si è iscritto al prestigioso Conservatorio di musica di Santa Cecilia a Roma e successivamente al Conservatorio Reale dell’Aia, intraprendendo gli studi pianistici con un’etica libera e ribelle. Ora residente a Bruxelles, ha raccolto e ancora raccoglie molto rispetto per la sua energica e inventiva musicalità – negli ultimi anni ha affinato il suo talento in contesti solistici e di gruppo con musicisti come Akira Sakata, Jim O’Rourke, Tatsuhisa Yamamoto, John Edwards, Alexandra Grimal, Keiji Haino, Manuel Mota e Chris Corsano tra gli altri. Attraverso la sua etichetta Silent Water, ha messo in mostra il lavoro di frequenti collaboratori, tra cui Norberto Lobo, Pak Yan Lau e João Lobo, nonché il trio giapponese Delivery Health – composto da Domenico, O’Rourke e Yamamoto. Continua a produrre musica senza sosta, non ultimo l’album in piano solo ISASOLO! (uscito per l’italiana Canti Magnetici).
Si muove invece tra spoken words e field recordings il debutto elettroacustico di Marco Paltrinieri, The Weaver, che in sei movimenti evoca i ricordi di una creatura appartenente a un mondo in cui i confini tra realtà e finzione, spazio psichico e paesaggio, non hanno più significato. Se tra le fonti di ispirazioni Paltrinieri cita Pierre Henry e Luc Ferrari, ma anche Robert Ashley, mi sembra che il lavoro funzioni bene soprattutto nei momenti in cui elementi apparentemente poco familiari – come sibili, incrinature, scarti – si pongono in un’inquietante posizione dialettica con la narrazione e, cogliendone gli aspetti di non linearità, si trovano a risuonare in modo più significativo delle voci e delle parole, quasi che l’indicibile abbia trovato una definitiva chiave per rendere instabile il flusso verbale.
Ingresso con tessera associativa.